Il Vespro della Notte di Natale

Le celebrazioni della notte di Natale della tradizione orientale si presentano ricchissime di inni e cantici dalla profonda sapienza spirituale.

Oltre alla finezza dello stile poetico, si possono riscontrare nei testi di questi inni alcuni temi che arricchiscono la nostra conoscenza di ciò che è implicato nell’avvenimento della nascita di Gesù.

Ne accenniamo alcuni.

Impressiona prima di tutto come in forma così sintetica e estremamente essenziale, il primo degli stichèron del Vespro (gli stichèron sono inni alternati a dei versetti di salmi recitati da un lettore) sottolinei come il disegno di Dio per riaprirci la porta del Paradiso sia presente in Lui dall’eternità, e come questo disegno sia stato pienamente assunto e realizzato dal Figlio, che per questo, non ha dovuto snaturare sé stesso ma, rimanendo sé stesso, assumere una nuova natura.
In secondo luogo, il secondo stichèron ci ricorda come  la modalità di realizzazione di questo disegno non è stata di trascinarci in un mondo ultraterreno, ma di prendere forma nella carne, sulla terra, così che in “questa realtà”  potesse essere introdotta una luce nuova, che permettesse a chi l’accoglie di vedere le cose e la vita secondo la loro verità ultima che è partecipazione alla stessa vita divina.
Ma, come a voler approfondire questo dato di fatto, lo stichèron 3 di Anatolio, esprime con grande dolcezza come Dio, per compiere il suo disegno, chieda la collaborazione dell’uomo: avrebbe potuto scendere come uomo dal cielo (cosi come, da uomo, è salito in cielo), avrebbe potuto trovare tante soluzioni, ma ha voluto “invitare” l’uomo e la creazione stessa a collaborare al Suo disegno: con la greppia, la grotta, gli angeli, i pastori…ma soprattutto con una “disponibilità umana”; e così una semplice ragazzina viene invitata da Dio a diventare Madre di Dio; cioè madre come tutte le madri, che partorisce come ogni altra donna incinta,  ma da Lei non nasce un figlio qualsiasi: Lei è la Madre di Dio. Quanto potente è il richiamo per ciascuno di noi: noi siamo qui sulla terra per collaborare al disegno di Dio, per collaborare con quello che siamo (non con una super-umanità, ma con quello che siamo, cioè con quello che ci viene donato da Dio stesso) al disegno di Dio; e non solo con la nostra umanità, ma con tutto quello che fa parte della nostra vita e della nostra realtà personale: il lavoro, i rapporti, gli affetti, le circostanze di ogni giorno: tutto ci viene dato per assecondare la  presenza di Gesù nella vita del mondo.
E da ultimo…rispetto alla Madonna, noi abbiamo un vantaggio, un dono che ci viene grazie alla Sua piena adesione; per Lei tutto si è svolto nella solitudine e nel segreto; ma la nascita di Gesù, ci dice il bellissimo Doxastikon, ha posto nel mondo la radice di un nuovo popolo di una nuova “etnia”…siamo stati registrati “nel nome della Sua divinità”.

Icona del Natale

Icona della Natività

Questo popolo inizierà a prendere forma dalla Pentecoste, ma la nascita di Gesù pone già un presupposto di questa nuova realtà di popolo…nella Sua sapienza,  Dio ha posto nei fatti che hanno accompagnato la nascita di Gesù tutta una serie di richiami; quello del “censimento“ è stato riconosciuto dai padri orientali e ci viene offerto come richiamo al popolo nuovo la cui radice sta appunto nella Sua incarnazione. Quando Gesù pregava il Padre dicendo  “loro sono nel mondo, ma non sono del mondo” forse voleva proprio invitarci ad accorgerci di questa realtà nuova che siamo e che, nata dalla Sua incarnazione,  Gli appartiene per sempre.
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