Terza domenica dopo Pasqua
Terza domenica dopo Pasqua – domenica “del paralitico”
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La terza domenica dopo Pasqua nel calendario liturgico bizantino viene ricordato il miracolo con cui Gesù guarì il paralitico che si trovava presso la piscina detta Betzatà. Un povero malato che dal suo lettuccio implorava inutilmente di poter essere immerso nella piscina nei momenti in cui le acque, agitate dalla presenza di un angelo, diventavano miracolose. Nessuno si curava di lui.
A questo uomo, Gesù viene immediatamente in soccorso, in giorno di sabato, e lo guarisce all’istante. La condizione del paralitico (per cui il letto era diventato una tomba) è quella di “un morto insepolto”, uno al quale la vita risulta un non-senso. Solo l’intervento di Gesù lo guarisce; la sua parola (“prendi il tuo lettuccio”) lo restituisce alla vita. La liturgia coglie in questa figura la condizione umana in cui siamo tutti a causa dei nostri peccati.
A questo grido “non c’è nessun uomo che mi possa salvare” Gesù risorto dice “io sono morto e risorto per te; e tu dici “non ho nessuno?”.
Con la sua morte e risurrezione non siamo mai più soli, la nostra condizione di solitudine è vinta per sempre.
L’altro aspetto che ci viene ricordato è il richiamo di Gesù: “non peccare più, perchè non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio”. E’ uno squarcio sulla malattia che viene determinata in noi dal peccato, una paralisi dell’anima da cui la mendicanza a Lui, la mendicanza di Lui ci guarisce.
Di questo è poetica espressione il tropario della domenica:

O Signore alla mia anima, paralizzata dai miei peccati e dalle mie trasgressioni, accorda, come al paralitico, la guarigione nella tua divina provvidenza, affinchè, liberato, io possa cantare, o Salvatore: “Misericordioso, gloria alla Tua potenza o Cristo”