Il Vespero del lunedì alla fine fonde bene questi due temi fondamentali: «Dalla tua risurrezione, Signore, l’universo è stato illuminato e il Paradiso riaperto (ecco il rinnovamento, ecco l’illuminazione!) e tutta la creazione, acclamandoti, a te ogni giorno offre l’inno». Quindi non è soltanto un rinnovamento degli uomini, ma tutta la creazione può finalmente celebrare l’avvenuta riconciliazione tra la terra e il cielo. E tutto questo non cancella il prezzo della risurrezione, tanto è vero che anche nel tempo pasquale sono frequenti i richiami alla passione e alla croce, come questo che sentiamo sempre nel Vespero del lunedì: «Tu che con la tua passione, o Cristo, hai oscurato il sole (quando Cristo morì ci fu questa eclissi che portò tutto dentro il buio) e con la luce della tua risurrezione hai rischiarato l’universo, accetta il nostro inno della sera, o Tu che sei amico degli uomini». Ormai la sera non fa più paura. La sera della Pasqua nella celebrazione del Vespero solenne si canta l’inno lucernario: «Luce gioiosa della santa gloria del Padre immortale, Cristo Gesù». È un inno che viene letto tutte le volte che si celebra il Vespero, ma la sera del giorno di Pasqua, viene cantato fuori dall’iconostasi, mentre si fa l’ingresso anche con il Vangelo. E questo è come ricordarci che per il cristiano, dopo la Pasqua di Gesù, ogni sera non deve più essere fonte di angoscia, di paura per le tenebre che scendono, ma diventa memoria di quella luce che ha squarciato le tenebre, di quella luce gioiosa – si dice addirittura “ilare”, quasi una luce che ride -, proprio perché ha sconfitto il nemico, ha sconfitto il buio, ha sconfitto le tenebre del peccato.
Il martedì della Settimana Luminosa leggiamo ancora un altro aspetto: questa luce diventa sorgente di luce anche in noi e diventa il nuovo modo di vedere le cose: «Nella tua luce, Sovrano, vedremo la luce» (è la ripresa del salmo che dice “alla tua luce vediamo la luce”), cioè negli occhi non possiamo più avere nessun’altra luce se non quella della risurrezione: «Nella tua luce, Sovrano, vedremo la luce, o Amico degli uomini, perché sei risorto dai morti, donando al genere umano la salvezza, affinché tutto il creato dia gloria a Te, il solo senza peccato. Abbi pietà di noi!”.
Ricordate tutti che una delle conseguenze del peccato di Adamo è proprio l’inimicizia che si stabilisce non solo tra l’uomo e Dio e tra l’uomo e la donna, ma anche tra l’uomo e il creato, perché, se all’inizio il creato era un giardino splendido che Dio aveva costruito per donarlo all’uomo, per farne il luogo meraviglioso del suo incontro con l’uomo, ecco che cosa avviene dopo il peccato di Adamo: «Rovi e spine produrrà la terra, con fatica mangerai con il sudore della tua fronte». Infatti, si è rotta l’armonia tra l’uomo e il creato, perché anche la terra è rimasta sconvolta dalla disobbedienza dell’uomo, dal sospetto dell’uomo verso Dio che gli aveva donato questo luogo meraviglioso. La risurrezione ricostituisce anche questa armonia: «Tutto il creato ora può dare gloria a Te, proprio perché tu hai donato al genere umano la salvezza». Con la Pasqua l’uomo è riposto nella possibilità di vincere il sospetto nei confronti di Dio, di abbandonarsi completamente a Lui e questo fa sì che anche il creato possa ridare pienamente gloria a Dio insieme con l’uomo.
Un altro aspetto molto bello e profondo di questa settimana riguarda la Madre di Dio, la Vergine Maria. Conosciamo tutti le tradizioni popolari, soprattutto occidentali, che celebrano l’incontro di Cristo Risorto con sua Madre: una tradizione antichissima di cui non parlano i Vangeli, ma di cui la Chiesa non ha mai dubitato. Ecco questo ruolo particolare della Vergine anche in riferimento alla risurrezione viene cantato nella Chiesa bizantina con estrema varietà ed abbondanza. Viene così onorata in modo particolare anche la Madre di Dio ed è come se finalmente per Lei si compisse appieno l’invito alla gioia che le era stato rivolto il giorno dell’annunciazione con le prime parole pronunciate dall’angelo: “Rallegrati, o piena di grazia”.
Ecco: il “Rallegrati”, che segnava il momento dell’incarnazione di Cristo, il momento del concepimento nel grembo della Vergine, solo adesso è come se fosse pienamente compiuto, perché la Vergine, dopo aver assistito allo strazio della passione del Figlio ed aver sofferto profondamente con Lui, ora anche Lei con la risurrezione entra nella gioia senza fine. La liturgia bizantina sottolinea splendidamente questo aspetto con un bellissimo tropario, che viene recitato nella Domenica di Pasqua: «Gioisci, o Vergine pura, lo voglio ripetere, gioisci: è risorto il Figlio tuo dalla tomba al terzo giorno! Illuminati nuova Gerusalemme, la gloria del Signore sopra di te è sorta! Danza ora ed esulta, o Sion!, e tu tripudia, pura Madre di Dio, per la risurrezione del Figlio tuo». Questa danza, questa bellezza, questo identificare Maria con la Gerusalemme nuova, con il Monte di Sion è veramente la pienezza di quella gioia che era già stata riconosciuta ed annunciata all’inizio quando Maria aveva detto il suo sì.
Ancora un altro aspetto è che la Vergine attraverso la risurrezione del Figlio diventa essa stessa sorgente di vita. C’è un parallelo: come il costato di Cristo aperto dona sangue e acqua e diventa appunto sorgente che lava i peccati, così anche la Vergine con la risurrezione diventa una sorgente di vita (“Zoopighì” in greco bizantino). Questa raffigurazione della Vergine si trova nelle icone, negli affreschi, spessissimo nei monasteri e nella pietà popolare, perché ormai anche Maria è una sorgente di vita inesauribile, in quanto ha dato la vita terrena a Colui che è il Vivente per sempre, a Colui che, morto e risorto, non muore più ma vive in eterno. Questo viene detto con un bellissimo stichiròn nel Giovedì del Rinnovamento: «Gioisci, o Sorgente di vita, che dilaghi un mare di prodigi per tutta la terra. Oceano spirituale, Tu superi il corso del Nilo con l’inondazione della grazia (il Nilo che con le sue piene periodiche dava vita all’Egitto), Tu sei un’altra, una seconda piscina di Siloe (la piscina dove viene ridata la vista al cieco nato) che fa scaturire acqua prodigiosa dalla roccia (ricordo del tempo dell’esodo, quando Mosè nel deserto aveva percosso una roccia con il suo bastone e ne aveva fatto scaturire una sorgente). Tu ricevi energia dal Giordano (il Giordano è il fiume più importante della Palestina, ma è anche il fiume che viene attraversato quando si entra nella terra promessa). Davvero ricca e generosa, Tu diventi efficace manna di salvezza per il bisogno di chi chiede, o Vergine Madre di Cristo, che riversi sul mondo la grande misericordia».
Con la Pasqua è come se anche la Vergine non solo vedesse compiuto non solo il compito della gioia della sua maternità, ma anche diventasse colei che riversa sul mondo la grande misericordia, perché continua ad indicare suo Figlio, continua a intercedere per noi presso di Lui e a distribuire la gioia di cui lei stessa è stata colmata.
Della ricchezza di questa Settimana Luminosa abbiamo potuto dire soltanto una piccolissima parte, ma è già sufficiente per rendervi conto di quale profondità e di quale abbondanza di temi può nutrirsi chi legge questi testi e soprattutto chi li celebra. Pensiamo ai monasteri, ma pensiamo anche alle parrocchie, dove si pratica non solo la celebrazione della Divina Liturgia, ma anche dei Vesperi, dell’Òrthros, o mattutino.