Dagli Enkomia o Lamento funebre per Cristo
“Sulla terra sei disceso per salvare Adamo, e non avendolo trovato sulla terra, o Sovrano, sino all’Ade sei disceso per cercarlo. Tu che un tempo, prendendo una costola da Adamo, ne plasmasti Eva, sei stato trafitto al fianco e ne hai fatto sgorgare torrenti di purificazione.” “Pur tramontando in una tomba, o Cristo, in nessun modo ti allontani dal seno del Padre. QUale mistero strano e prodigioso! Come morto sei nella tomba, come Dio, con il Padre, e nell’Ade come Sovrano del creato: tu liberi i prigionieri dalla corruzione. Col rosso inchiostro del tuo sangue divino, hai scritto ieri per noi il documento di remissione delle nostre colpe; e oggi dalla tomba decidi per noi la vita.”
Tropari di benedizione
“Quale spettacolo contempliamo! Quale riposo quello di oggi! Il Re dei secoli, dopo aver compiuto l’economia con la passione, celebra il sabato in una tomba, per prepararci un nuovo riposo sabbatico. A lui gridiamo: Risorgi, o Dio, giudica la terra! Perché tu regni nei secoli, tu che possiedi sconfinata la grande misericordia. Il grande Mosè prefigurava misticamente questo giorno quando disse: E benedisse Dio il settimo giorno. E’ questo infatti il sabato benedetto, è questo il giorno del riposo, nel quale l’Unigenito Figlio di Dio si è riposato da tutte le sue opere, celebrando il sabato nella carne secondo l’economia della morte e ritornando a ciò che era; con la risurrezione ci ha donato la vita eterna, perché solo lui è buono e amico degli uomini.”
Rito della Risurrezione
“Cantano in cielo gli angeli la tua risurrezione, o Cristo Salvatore: rendi degni anche noi sulla terra di glorificarti con cuore puro.” “Ora tutto è ricolmo di luce, il cielo, la terra e le regioni sotterranee: tutto il creato festeggi la risurrezione di Cristo, nella quale è stato ristabilito. Ieri, o Cristo, con te ero sepolto: oggi risorgo con te che risorgi; con te ieri ero crocifisso, con te glorificami tu, o mio Salvatore, nel tuo regno.” “O soave Pasqua! Pasqua del Signore, Pasqua: una Pasqua venerabilissima è sorta per noi; Pasqua! Abbracciamoci con gioia gli uni gli altri. O Pasqua, redenzione dalla tristezza! Perché oggi Cristo, dalla tomba uscendo splendente come dalla stanza nuziale, ha colmato di gioia le donne dicendo: Portate agli apostoli l’annuncio!” “Giorno delle risurrezione! Irradiamo gioia per questa festa solenne e abbracciamoci gli uni gli altri. Chiamiamo “fratelli” anche quelli che ci odiano: tutto perdoniamo per la risurrezione, e poi acclamiamo: Cristo è risorto dai morti, con la morte ha calpestato la morte, e ai morti nei sepolcri ha donato la vita.”
Un monaco della Chiesa d'Oriente - Venerdi Sera
“I discepoli sono riuniti insieme. Ecco la stanza dove gli apostoli avevano abitato con il Maestro. Ecco il tavolo dove avevano mangiato con lui. Non udranno dunque più quella voce? Tutta la vita trascorsa insieme è dunque per sempre una cosa del passato? Tutto questo era dunque illusione? Ciascuno di essi si sente angosciato, e ciascuno lo è secondo il proprio carattere. Uno si è appoggiato con i gomiti sul tavolo e con la testa fra le mani. Un altro si è isolato e lascia cadere lungo le gote grosse lacrime. Altri ancora parlano a mezza voce. Altri rimangono in piedi, ammutoliti. Son combattuti fra il dolore ed il dubbio e, forse, una segreta speranza. Maria di Magdala e l’altra Maria non possono allontanarsi dai resti mortali di Colui al di fuori del quale nulla esiste. Private della Presenza viva, esse rimangono sedute presso il sepolcro. Pensano agli ultimi servigi che potranno rendere. Hanno già gettato il loro cuore al di là della pietra che sbarra l’accesso al sepolcro. Questo cuore è là dove nostro Signore riposa, coperto dagli aromi della prima imbalsamazione. Esse non hanno altra forza che il loro amore: “L’amore è più forte della morte” (Cant.8,6). La sera del Venerdì Santo è iniziato l’ultimo sabato dell’Antica Alleanza. La Nuova Alleanza inizierà fin dal mattino di Pasqua. I discepoli trascorrono questo ultimo sabato ebreo con solennità triste, nell’attesa e nel silenzio. E’ veramente la Paraskeué, la “Preparazione”. Sta terminando qualche cosa di grande e qualche cosa di nuovo e di più grande ancora sta per sorgere. Ancora poco tempo e le donne vedranno gli angeli e sentiranno l’annunzio gioioso. Ancora poco tempo e la Luce del Mondo riapparirà nella stanza dove i discepoli stanno affliggendosi; con le porte chiuse, improvvisamente il Maestro apparirà e mangerà il pesce ed il miele che essi gli offriranno. Le presenze sensibili del Signore sono, nelle nostre vite terrene, simili a lampi nella notte. Vi sono momenti in cui la Presenza sembra esserci tolta. “Ma verranno giorni in cui sarà loro tolto lo Sposo e allora, in quei giorni, digiuneranno” (Mc.2,12). Tutte le nostre infelicità di questo mondo sono fondamentalmente legate ad una assenza del Signore. Ma chiunque senta l’angoscia dell’assenza, avrà in dono la gioia del ritorno. Il gran vuoto del Sabato santo prelude alla gloria di Pasqua.”
Sant'Ambrogio - dal commento dei 12 Salmi
“Il Signore Gesù, benché ferito a causa dei nostri peccati, non è rimasto fisso in quella debolezza, ma per forza propria si è riscosso, passando ad uno stato migliore, a salvezza di tutti. E così la debolezza è stata dissolta dalla sua passione, la morte dalla resurrezione. Come dunque per forza propria si è riscosso per redimere tutte le nazioni, senza avvertire il pungiglione della morte o la spossatezza della ferita, così egli sa far ritornare alla vita, liberandolo dalla morte, l’uomo che crede in lui, per quanto grave sia la sua malattia… Ha infatti portato nel suo corpo le debolezze di tutti, si è innalzato ritto sulla croce e ha trasformato le debolezze di tutti nella debolezza del suo corpo. Per questo dice Isaia: Dalle sue piaghe siamo stati risanati (Is 53,5). Così fanno i lottatori: si abbassano sotto gli attacchi e i colpi e danno l’impressione di poter essere sconfitti; ma improvvisamente, quando paiono ormai schiacciati dal peso dell’avversario, ecco che con abile mossa si rivoltano e atterrano l’avversario che stava sopra. Quello che stava sopra cade e quello che stava sotto viene a trovarsi sopra e a schiacciare a sua volta. E così, in una lotta spirituale, il Signore Gesù, con addosso i nostri pesi, si è abbassato sotto l’attacco della sua passione ed è parso debole, perché l’avversario lo ritenesse uomo al pari di tutti gli altri, facile da sconfiggere: così ha deposto le armi della divinità per difendersi con le deboli difese dell’umanità. Con la sicumera del vincitore, il tentatore si è avvicinato ancor di più; lo ha voluto ferire alla costola con la lancia del soldato, pensando di poter sconfiggere anche lui, come Adamo, nella costola. Ma, ferito al costato, il Signore Gesù ha sprizzato vita dalla ferita; ha annientato ogni peccato; ha abbattuto l’avversario, a cui ha sottratto la morte del ladrone e, in quella morte, nella sepoltura del suo corpo, quando sembrava schiacciato a terra, si è rivoltato per forza propria; è caduto l’avversario; il Signore è risorto. A partire da qui ormai rivela la sua sovrana grandezza: unico senza peccato; unico che il peccatore non può calpestare; unico a essere amato dal Padre come Figlio unigenito. Perché dunque il nemico non ha potuto gioire a sue spese? Perché, anche se per noi si è caricato della morte, tuttavia è risorto ed è stato lui a cantar vittoria sul nemico, a distruggere l’effimera vittoria di quello e a spezzare il pungiglione della morte. Anche noi, pur se in questo tempo siamo tristi e il nemico gioisce della nostra tristezza, della tribolazione del cuore e dell’anima nostra, tuttavia risorgeremo a rovinare la sua festa… La resurrezione è dunque come spezzare le catene del nemico, come annullare ogni suo trionfo… Perciò il Padre gli dice: Tu sei mio figlio; io oggi ti ho generato (Sal 2,7)… Sei vissuto in mezzo ai peccatori; hai preso su di te i peccati di tutti; ti sei fatto peccato per tutti; ti sei fatto maledizione per tutti; ma nessuna esperienza di peccato è potuta mai entrare in te. Sei vissuto in mezzo ai peccatori come se vivessi in mezzo agli angeli. Hai trasformato la terra in cielo, per poter togliere anche qua il peccato. Oggi ti ho generato e in te mi sono compiaciuto. Hai dato prova di essere figlio, perché in ogni momento hai adempiuto la volontà del Padre.”
Alda Merini - Pasqua
“Io non vedo niente, è come una nuvolaglia di angeli che mi sommerge, la prima annunciazione. Ma dov’è mio figlio? Perché voi cercate mio figlio, voi che non sapete nulla di nulla, voi che lo cercate come fosse un parente vostro, un vostro supremo amico? Levatevi, donne, dal suo sepolcro, egli non ama le lacrime, e pur conoscendo il dolore non ne ha mai parlato. Donne, andate via, finalmente io rivedo l’angelo del congedo, ma non vedo l’angelo della morte. Sappiate, donne, che l’angelo della morte non mi ha mai sfiorata. Egli è vivo, è vivo, lo grida la mia carne di madre. Donne blasfeme, andate via, la sua promessa la manterrà. La mia carne brucia di dolore ma il mio corpo esulta: egli è risorto. Andate via, donne che piangete accanto al sepolcro: è una sepoltura fallace. Cristo, e questo è il mistero grande di Dio, Cristo non è mai nato, Cristo non è mai morto.”
Don Giussani Pasqua 2004
“A ciascuno di noi la potenza di Dio dice: “Io sono con te, sono diventato figlio di una donna come sei figlio tu, ho vissuto quello che hai vissuto tu, sono stato ingiustamente condannato, ho subito dolori, sono stato ucciso e ho accettato tutto questo perché tu capissi che Io partecipo della fatica che ti ho chiamato a compiere”. È una terra di prova la vita: il Signore, il Mistero che fa tutte le cose è apparso tra noi come uno di noi, ha vissuto tutta la vita come noi viviamo la nostra, niente escluso di quello che può capitare a noi, fino alla morte. La Pasqua è l’annuncio della resurrezione da morte di Gesù di Nazareth, il grido che Egli vuole far risentire nell’animo di ognuno di noi: affermazione della positività dell’essere delle cose e, risorgendo dalla morte, libera il nostro cuore dalla tristezza che lo ingombra. A che cosa è dovuta questa tristezza che ci portiamo addosso, intessuta nelle profondità del nostro essere? Al fatto che tutto muore, come il fiore sul balcone d’inverno. Cristo morto e risorto è la ragione della speranza che vince la tristezza del mondo, quando ogni mattina ci alziamo, possiamo riprendere nelle nostre mani la certezza della positività e della bontà ultima delle cose: quello che ci preme e che amiamo non lo perderemo più. Diventato uomo e avendo partecipato alla nostra morte, Dio ha reso possibile il cambiamento tanto invocato quanto sentito come impossibile a realizzarsi da parte di un uomo. Dal giorno in cui Pietro e Giovanni corsero al sepolcro vuoto e poi Lo videro risorto e vivo in mezzo a loro, tutto si può cambiare. Da allora e per sempre un uomo può cambiare, può vivere, può rivivere. D’altra parte, se la vita non è resurrezione, è uno scivolare triste verso la morte.”
San Carlo Borromeo
“L’apostolo Pietro ci insegna che «Dio nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per una eredità che non sii corrompe, non si macchia e non marcisce e ci è conservata nei cieli». Questi sono motivi veri di esultanza per la carne e per lo spirito. Per essi realmente ciascuno di noi può dire con ragione con il profeta: «Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivo». Aspiriamo a questa beata gloria e ancora con il profeta diciamo: «Di te ha sete, Signore, l’anima mia, a te anela la mia carne». Finché siamo quaggiù camminiamo sempre in mezzo ai pericoli gravi di offendere la tua infinita maestà, di perdere la tua grazia e la tua gloria. Per questo, Signore Gesù, finché tu vuoi che si prolunghi il nostro esilio in terra, concedici almeno che, dimenticando le cose di quaggiù, speriamo e ricordiamo te solo e «quello che verrà in futuro» senza perdere quella «vita nuova» in cui spero che tutti siano risorti. Ogni nostro pensiero sia rivolto a conformarci alle tue parole e ai tuoi esempi, finché, giunto il giorno da te stabilito dall’eternità, meritiamo di risuscitare «conformi al corpo della tua gloria» e ricevere nel regno dei cieli un premio immenso per le nostre fatiche. Così sia.”