Sabato e Domenica di Pasqua

Sabato e Domenica di Pasqua

Riflessioni di Mons.Francesco Braschi, immagini e canti nella compagnia Colui che “..è risorto dai morti. con la Sua morte ha calpestato la morte, donando la vita a coloro che erano nelle tombe”. 

Orazione per la Deposizione del Signore nel Sepolcro – Rito Ambrosiano
“Tu hai voluto, o Dio, che il nostro Salvatore, affidato il corpo al sonno del sepolcro, riscattasse gli antichi giusti dal regno di morte; dona a quanti sono stati sepolti con lui nel battesimo di risorgere alla libertà della nuova vita e di entrare nella gloria con lui, nostro Signore e nostro Dio, che vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.”

Orazione per il Sabato Santo – Rito Ambrosiano
“Dio onnipotente ed eterno, che sei mirabile in tutte le opere del tuo amore, illumina i figli da te redenti perché comprendano e riconoscano che, se fu prodigio grande all’inizio la creazione del mondo, prodigio ancora più adorabile e grande nella pienezza dei tempi è il compimento della nostra salvezza nell’immolazione pasquale di Cristo, tuo Figlio, nostro Signore e nostro Dio, che vive e regna…”

Antifona al Vespro del Santo e grande venerdì – Rito bizantino
“Quando nel sepolcro nuovo fosti deposto per tutto l’universo, o Redentore dell’universo, sbigottì al vederti l’ade schernito; si spezzarono le sue sbarre, furono infrante le sue porte, si aprirono i sepolcri, risuscitarono i morti. Allora Adamo pieno di gratitudine, con gioia a te gridava: Gloria alla tua condiscendenza, o amico degli uomini.
Quando le potenze celesti, o Cristo, ti videro calunniato da iniqui come seduttore, e la pietra del sepolcro sigillata dalle mani che avevano trafitto il tuo fianco immacolato, fremettero di fronte alla tua ineffabile longanimità. Ma godendo per la nostra salvezza, a te acclamavano: Gloria alla tua condiscendenza, o amico degli uomini.”

Alcuni brani della Notte di Pasqua da una registrazione di amici del  Russicum

Traduzione

la Tua resurrezione, o Cristo Signore, dagli angeli è cantata; rendi degni anche noi, qui sulla terra, di glorificarti con un cuore puro (canto ripetuto nella processione iniziale

Traduzione

Giorno di Risurrezione: risplendiamo, o popoli. Pasqua del Signore, Pasqua! Dalla morte alla vita, dalla terra al cielo, ci ha fatti passare Cristo Dio, cantando l’inno  di vittoria.  Cristo è risorto dai morti! Purifichiamo i sensi e vedremo il Cristo sfolgorante dell’inaccessibile luce della resurrezione, lo udremo chiaramente dire “Gioite!” cantando l’inno di vittoria. Cristo è risorto dai morti! Si allietino, ben giustamente, i cieli, ed esulti la terra! Sia festa in tutto l’universo visibile ed invisibile, perchè Cristo è risorto dai morti, eterna letizia (poi il coro ripete il primo versetto e chiude col tropario cantato 3 volte “Cristo è risorto dai morti, con la sua morte ha calpestato la morte donando la vita a coloro che erano nelle tombe – prima ode)

Traduzione

Sorga Dio e si disperdano i suoi nemici.

Una Pasqua Sacra ci è stata rivelata oggi, Pasqua nuova, Santa, asqua mistica, Pasqua venerabilissima; Pasqua, l Cristo Redentore, Pasqua immacolata, Pasqua grande, Pasqua dei credenti, Pasqua che ci ha aperto le porte del paradiso, Pasqua che santifica tutti i credenti!

Questo è il giorno che ha fatto il Signore, esultiamo e rallegriamoci in esso.Oh soave Pasqua! Pasqua del Signore, Pasqua: una Pasqua venerabilissima è sorta per noi; Pasqua! Abbracciamoci con gioia gli uni gli altri. Oh Pasqua, redenzione dalla tristezza!Perchè oggi Cristo dalla tomba rifulgendo come da un talamo, ha colmato di gioia le donne dicendo “portate agli apostoli l’annuncio”.Gloria….ora sempre.

Giorno di Resurrezione! Irradiamo gioia per questa festa solenne e abbracciamoci gli uni gli altri. Chiamiamo fratelli anche quelli che ci odiano; tutto perdoniamo per la Sua Resurrezione, e poi acclamiamo: “Cristo è risorto dai morti, con la morte ha calpestato la morte, e ai morti nei sepolcri ha elargito la vita”; Cristo è risorto dai mori, con la morte ha calpestao la morte, donado la vita a coloro che erano nelle tombe (Stichirà della notte di Pasqua)

Resurrezione

Tropari dell’Orthros del Santo e grande sabato
“Signore, mio Salvatore, a te canterò l’inno dell’esodo e il funebre compianto, a te che con la tua sepoltura mi hai aperto l’ingresso alla vita, e con la tua morte, hai messo a morte la Morte e l’Ade.
Per riempire della tua gloria tutte le cose, sei disceso nelle profondità della terra; a te infatti non era nascosta la mia persona in Adamo: tu rinnovi me, sepolto e corrotto, o amico degli uomini.
Hai steso le braccia e hai unito ciò che prima era diviso: avvolto nella sindone e composto nel sepolcro hai liberato i prigionieri che acclamano: Non c’è santo all’infuori di te, o Signore.

Oggi hai santificato il settimo giorno che un tempo avevi benedetto con il riposo dalle opere: poiché tu muti e rinnovi l’universo, celebrando il riposo del sabato nel sepolcro, e tutto lo rianimi, o mio Salvatore.
Nato da parto verginale, e trafitto al fianco, o mio creatore, da esso, divenuto Adamo, hai riplasmato Eva: soprannaturalmente addormentandoti in un sonno fecondo di vita, nella tua onnipotenza hai ridestato la vita dal sonno e dalla carne.
O felice tomba! Accogliendo in sé il Creatore come un dormiente, è divenuta divino forziere di vita, per la salvezza di noi che cantiamo: O Redentore e Dio, benedetto tu sei!”

Non piangere per me, o Madre, vedendo nella tomba il Figlio che senza seme hai concepito in grembo: perché io risorgerò e sarò glorificato, e poiché sono Dio, incesssantemente innalzerò nella gloria coloro che con fede e amore magnificano te.
All’ora della tua nascita straordinaria, ho sfuggito le doglie, in beatitudine sovrannaturale, o Figlio che non hai principio; ma ora, Dio mio, vedendoti morto, senza respiro, sono orribilmente straziata dalla spada del dolore. Risorgi, dunque, perché io sia magnificata.
Per mio volere la terra mi ricopre, ma tremano i custodi dell’Ade vedendomi avvolto, o Madre, nella veste insanguinata della vendetta: perché io, Dio, ho abbattuto i nemici con la croce, e di nuovo risorgerò e ti magnificherò
.

Esulti il creato, si rallegrino tutti gli abitanti della terra: è stato spogliato l’Ade, il nemico! Vengano avanti le donne con gli aromi: io libero Adamo insieme ad Eva, con tutta la loro stirpe, e il terzo giorno risorgerò.

Dagli Enkomia o Lamento funebre per Cristo

“Sulla terra sei disceso per salvare Adamo, e non avendolo trovato sulla terra, o Sovrano, sino all’Ade sei disceso per cercarlo. Tu che un tempo, prendendo una costola da Adamo, ne plasmasti Eva, sei stato trafitto al fianco e ne hai fatto sgorgare torrenti di purificazione.” “Pur tramontando in una tomba, o Cristo, in nessun modo ti allontani dal seno del Padre. QUale mistero strano e prodigioso! Come morto sei nella tomba, come Dio, con il Padre, e nell’Ade come Sovrano del creato: tu liberi i prigionieri dalla corruzione. Col rosso inchiostro del tuo sangue divino, hai scritto ieri per noi il documento di remissione delle nostre colpe; e oggi dalla tomba decidi per noi la vita.”

Tropari di benedizione

“Quale spettacolo contempliamo! Quale riposo quello di oggi! Il Re dei secoli, dopo aver compiuto l’economia con la passione, celebra il sabato in una tomba, per prepararci un nuovo riposo sabbatico. A lui gridiamo: Risorgi, o Dio, giudica la terra! Perché tu regni nei secoli, tu che possiedi sconfinata la grande misericordia. Il grande Mosè prefigurava misticamente questo giorno quando disse: E benedisse Dio il settimo giorno. E’ questo infatti il sabato benedetto, è questo il giorno del riposo, nel quale l’Unigenito Figlio di Dio si è riposato da tutte le sue opere, celebrando il sabato nella carne secondo l’economia della morte e ritornando a ciò che era; con la risurrezione ci ha donato la vita eterna, perché solo lui è buono e amico degli uomini.”

 

Rito della Risurrezione

“Cantano in cielo gli angeli la tua risurrezione, o Cristo Salvatore: rendi degni anche noi sulla terra di glorificarti con cuore puro.” “Ora tutto è ricolmo di luce, il cielo, la terra e le regioni sotterranee: tutto il creato festeggi la risurrezione di Cristo, nella quale è stato ristabilito. Ieri, o Cristo, con te ero sepolto: oggi risorgo con te che risorgi; con te ieri ero crocifisso, con te glorificami tu, o mio Salvatore, nel tuo regno.” “O soave Pasqua! Pasqua del Signore, Pasqua: una Pasqua venerabilissima è sorta per noi; Pasqua! Abbracciamoci con gioia gli uni gli altri. O Pasqua, redenzione dalla tristezza! Perché oggi Cristo, dalla tomba uscendo splendente come dalla stanza nuziale, ha colmato di gioia le donne dicendo: Portate agli apostoli l’annuncio!” “Giorno delle risurrezione! Irradiamo gioia per questa festa solenne e abbracciamoci gli uni gli altri. Chiamiamo “fratelli” anche quelli che ci odiano: tutto perdoniamo per la risurrezione, e poi acclamiamo: Cristo è risorto dai morti, con la morte ha calpestato la morte, e ai morti nei sepolcri ha donato la vita.”

Un monaco della Chiesa d'Oriente - Venerdi Sera

“I discepoli sono riuniti insieme. Ecco la stanza dove gli apostoli avevano abitato con il Maestro. Ecco il tavolo dove avevano mangiato con lui. Non udranno dunque più quella voce? Tutta la vita trascorsa insieme è dunque per sempre una cosa del passato? Tutto questo era dunque illusione? Ciascuno di essi si sente angosciato, e ciascuno lo è secondo il proprio carattere. Uno si è appoggiato con i gomiti sul tavolo e con la testa fra le mani. Un altro si è isolato e lascia cadere lungo le gote grosse lacrime. Altri ancora parlano a mezza voce. Altri rimangono in piedi, ammutoliti. Son combattuti fra il dolore ed il dubbio e, forse, una segreta speranza. Maria di Magdala e l’altra Maria non possono allontanarsi dai resti mortali di Colui al di fuori del quale nulla esiste. Private della Presenza viva, esse rimangono sedute presso il sepolcro. Pensano agli ultimi servigi che potranno rendere. Hanno già gettato il loro cuore al di là della pietra che sbarra l’accesso al sepolcro. Questo cuore è là dove nostro Signore riposa, coperto dagli aromi della prima imbalsamazione. Esse non hanno altra forza che il loro amore: “L’amore è più forte della morte” (Cant.8,6). La sera del Venerdì Santo è iniziato l’ultimo sabato dell’Antica Alleanza. La Nuova Alleanza inizierà fin dal mattino di Pasqua. I discepoli trascorrono questo ultimo sabato ebreo con solennità triste, nell’attesa e nel silenzio. E’ veramente la Paraskeué, la “Preparazione”. Sta terminando qualche cosa di grande e qualche cosa di nuovo e di più grande ancora sta per sorgere. Ancora poco tempo e le donne vedranno gli angeli e sentiranno l’annunzio gioioso. Ancora poco tempo e la Luce del Mondo riapparirà nella stanza dove i discepoli stanno affliggendosi; con le porte chiuse, improvvisamente il Maestro apparirà e mangerà il pesce ed il miele che essi gli offriranno. Le presenze sensibili del Signore sono, nelle nostre vite terrene, simili a lampi nella notte. Vi sono momenti in cui la Presenza sembra esserci tolta. “Ma verranno giorni in cui sarà loro tolto lo Sposo e allora, in quei giorni, digiuneranno” (Mc.2,12). Tutte le nostre infelicità di questo mondo sono fondamentalmente legate ad una assenza del Signore. Ma chiunque senta l’angoscia dell’assenza, avrà in dono la gioia del ritorno. Il gran vuoto del Sabato santo prelude alla gloria di Pasqua.”

Sant'Ambrogio - dal commento dei 12 Salmi

“Il Signore Gesù, benché ferito a causa dei nostri peccati, non è rimasto fisso in quella debolezza, ma per forza propria si è riscosso, passando ad uno stato migliore, a salvezza di tutti. E così la debolezza è stata dissolta dalla sua passione, la morte dalla resurrezione. Come dunque per forza propria si è riscosso per redimere tutte le nazioni, senza avvertire il pungiglione della morte o la spossatezza della ferita, così egli sa far ritornare alla vita, liberandolo dalla morte, l’uomo che crede in lui, per quanto grave sia la sua malattia… Ha infatti portato nel suo corpo le debolezze di tutti, si è innalzato ritto sulla croce e ha trasformato le debolezze di tutti nella debolezza del suo corpo. Per questo dice Isaia: Dalle sue piaghe siamo stati risanati (Is 53,5). Così fanno i lottatori: si abbassano sotto gli attacchi e i colpi e danno l’impressione di poter essere sconfitti; ma improvvisamente, quando paiono ormai schiacciati dal peso dell’avversario, ecco che con abile mossa si rivoltano e atterrano l’avversario che stava sopra. Quello che stava sopra cade e quello che stava sotto viene a trovarsi sopra e a schiacciare a sua volta. E così, in una lotta spirituale, il Signore Gesù, con addosso i nostri pesi, si è abbassato sotto l’attacco della sua passione ed è parso debole, perché l’avversario lo ritenesse uomo al pari di tutti gli altri, facile da sconfiggere: così ha deposto le armi della divinità per difendersi con le deboli difese dell’umanità. Con la sicumera del vincitore, il tentatore si è avvicinato ancor di più; lo ha voluto ferire alla costola con la lancia del soldato, pensando di poter sconfiggere anche lui, come Adamo, nella costola. Ma, ferito al costato, il Signore Gesù ha sprizzato vita dalla ferita; ha annientato ogni peccato; ha abbattuto l’avversario, a cui ha sottratto la morte del ladrone e, in quella morte, nella sepoltura del suo corpo, quando sembrava schiacciato a terra, si è rivoltato per forza propria; è caduto l’avversario; il Signore è risorto. A partire da qui ormai rivela la sua sovrana grandezza: unico senza peccato; unico che il peccatore non può calpestare; unico a essere amato dal Padre come Figlio unigenito. Perché dunque il nemico non ha potuto gioire a sue spese? Perché, anche se per noi si è caricato della morte, tuttavia è risorto ed è stato lui a cantar vittoria sul nemico, a distruggere l’effimera vittoria di quello e a spezzare il pungiglione della morte. Anche noi, pur se in questo tempo siamo tristi e il nemico gioisce della nostra tristezza, della tribolazione del cuore e dell’anima nostra, tuttavia risorgeremo a rovinare la sua festa… La resurrezione è dunque come spezzare le catene del nemico, come annullare ogni suo trionfo… Perciò il Padre gli dice: Tu sei mio figlio; io oggi ti ho generato (Sal 2,7)… Sei vissuto in mezzo ai peccatori; hai preso su di te i peccati di tutti; ti sei fatto peccato per tutti; ti sei fatto maledizione per tutti; ma nessuna esperienza di peccato è potuta mai entrare in te. Sei vissuto in mezzo ai peccatori come se vivessi in mezzo agli angeli. Hai trasformato la terra in cielo, per poter togliere anche qua il peccato. Oggi ti ho generato e in te mi sono compiaciuto. Hai dato prova di essere figlio, perché in ogni momento hai adempiuto la volontà del Padre.”

 

Alda Merini - Pasqua

“Io non vedo niente, è come una nuvolaglia di angeli che mi sommerge, la prima annunciazione. Ma dov’è mio figlio? Perché voi cercate mio figlio, voi che non sapete nulla di nulla, voi che lo cercate come fosse un parente vostro, un vostro supremo amico? Levatevi, donne, dal suo sepolcro, egli non ama le lacrime, e pur conoscendo il dolore non ne ha mai parlato. Donne, andate via, finalmente io rivedo l’angelo del congedo, ma non vedo l’angelo della morte. Sappiate, donne, che l’angelo della morte non mi ha mai sfiorata. Egli è vivo, è vivo, lo grida la mia carne di madre. Donne blasfeme, andate via, la sua promessa la manterrà. La mia carne brucia di dolore ma il mio corpo esulta: egli è risorto. Andate via, donne che piangete accanto al sepolcro: è una sepoltura fallace. Cristo, e questo è il mistero grande di Dio, Cristo non è mai nato, Cristo non è mai morto.”

Don Giussani Pasqua 2004

“A ciascuno di noi la potenza di Dio dice: “Io sono con te, sono diventato figlio di una donna come sei figlio tu, ho vissuto quello che hai vissuto tu, sono stato ingiustamente condannato, ho subito dolori, sono stato ucciso e ho accettato tutto questo perché tu capissi che Io partecipo della fatica che ti ho chiamato a compiere”. È una terra di prova la vita: il Signore, il Mistero che fa tutte le cose è apparso tra noi come uno di noi, ha vissuto tutta la vita come noi viviamo la nostra, niente escluso di quello che può capitare a noi, fino alla morte. La Pasqua è l’annuncio della resurrezione da morte di Gesù di Nazareth, il grido che Egli vuole far risentire nell’animo di ognuno di noi: affermazione della positività dell’essere delle cose e, risorgendo dalla morte, libera il nostro cuore dalla tristezza che lo ingombra. A che cosa è dovuta questa tristezza che ci portiamo addosso, intessuta nelle profondità del nostro essere? Al fatto che tutto muore, come il fiore sul balcone d’inverno. Cristo morto e risorto è la ragione della speranza che vince la tristezza del mondo, quando ogni mattina ci alziamo, possiamo riprendere nelle nostre mani la certezza della positività e della bontà ultima delle cose: quello che ci preme e che amiamo non lo perderemo più. Diventato uomo e avendo partecipato alla nostra morte, Dio ha reso possibile il cambiamento tanto invocato quanto sentito come impossibile a realizzarsi da parte di un uomo. Dal giorno in cui Pietro e Giovanni corsero al sepolcro vuoto e poi Lo videro risorto e vivo in mezzo a loro, tutto si può cambiare. Da allora e per sempre un uomo può cambiare, può vivere, può rivivere. D’altra parte, se la vita non è resurrezione, è uno scivolare triste verso la morte.”

San Carlo Borromeo

“L’apostolo Pietro ci insegna che «Dio nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per una eredità che non sii corrompe, non si macchia e non marcisce e ci è conservata nei cieli». Questi sono motivi veri di esultanza per la carne e per lo spirito. Per essi realmente ciascuno di noi può dire con ragione con il profeta: «Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivo». Aspiriamo a questa beata gloria e ancora con il profeta diciamo: «Di te ha sete, Signore, l’anima mia, a te anela la mia carne». Finché siamo quaggiù camminiamo sempre in mezzo ai pericoli gravi di offendere la tua infinita maestà, di perdere la tua grazia e la tua gloria. Per questo, Signore Gesù, finché tu vuoi che si prolunghi il nostro esilio in terra, concedici almeno che, dimenticando le cose di quaggiù, speriamo e ricordiamo te solo e «quello che verrà in futuro» senza perdere quella «vita nuova» in cui spero che tutti siano risorti. Ogni nostro pensiero sia rivolto a conformarci alle tue parole e ai tuoi esempi, finché, giunto il giorno da te stabilito dall’eternità, meritiamo di risuscitare «conformi al corpo della tua gloria» e ricevere nel regno dei cieli un premio immenso per le nostre fatiche. Così sia.”

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Sabato di Lazzaro e Domenica delle Palme

Sabato di Lazzaro e Domenica delle Palme

Sabato di Lazzaro e Domenica delle Palme

Seguendo il calendario liturgico bizantino, un breve approfondimento dei fatti che, in chiusura di quaresima, introducono alla “Grande e Santa Settimana”, altrimenti detta ( anche in occidente) “Settimana autentica”. Per metterci sui passi che hanno condotto Gesù al suo sacrificio per godere della Sua gloriosa resurrezione.

La quaresima nel calendario bizantino si conclude di fatto con il venerdì che precede il “Sabato di Lazzaro” e la Domenica della Palme;  in termini liturgici questi due giorni sono indicati come “inizio della Croce”; la domenica precedente, quinta di quaresima, ha aperto una settimana che pone al centro dell’attenzione la figura di Lazzaro e le vicende legate alla sua malattia e alla sua resurrezione, operata da Gesù quando era già morto da 4 giorni.

Il “Sabato di Lazzaro” viene collocato dal calendario liturgico bizantino subito prima della domenica dell’entrata di Gesù in Gerusalemme a dorso di un asinello, come Lui stesso aveva desiderato.

Il vangelo di riferimento per questi due giorni è quello di San Giovanni, che risulta più preciso dal punto di vista cronologico rispetto ai sinottici; cogliendo la profonda unità di valore e significato dei due momenti con gli avvenimenti del triduo pasquale, la  liturgia celebra i due episodi in stretta consequenzialità temporale, anche se (stando ai racconti evangelici)  il susseguirsi cronologico degli avvenimenti vede la resurrezione di Lazzaro precedere di qualche settimana l’entrata in Gerusalemme; nel periodo che intercorre tra i due fatti Gesù ammaestrava e compiva miracoli in una zona relativamente limitata compresa tra Efraim, Betania e Gerusalemme. (1)

Seguendo quindi il vangelo di Giovanni (Gv 11, 1-45) il “Sabato di Lazzaro” racconta la resurrezione operata da Gesù che con autorità assoluta “chiama” Lazzaro fuori dal sepolcro ove era stato deposto.

“… E’ il miracolo dell’amore che trionfa sulla morte, la sfida, la dichiarazione di guerra che Cristo lancia sulla morte, l’affermazione che la stessa morte sarà annientata…; per annientare la morte e le sue tenebre, Cristo – cioè Dio stesso, l’Amore stesso, la Vita Stessa – scenderà nel sepolcro, dove si incontrerà con la morte faccia a faccia, la annienterà e ci donerà la vita eterna per la quale Dio ci ha creati” (2)

Questa certezza è confermata in modo mirabile dal Tropario di questo sabato, che nella seconda parte introduce già la festa del giorno dopo: “Per confermare, prima della tua passione, la fede nella comune resurrezione, dai morti hai risuscitato Lazzaro, o Cristo Dio. Per questo, come allora fecero i fanciulli portando i simboli della vittoria, anche noi ora ti cantiamo come vincitore della morte: ‘Osanna nell’alto dei cieli: benedetto Colui che viene nel nome del Signore’”. 

Inni propri della  Divina Liturgia del Sabato di Lazzaro 

Il giorno dopo, Domenica delle Palme, il vangelo di Giovanni (GV 12, 1-18) inizia col racconto della cena che si svolse a casa di Lazzaro la sera prima…Gesù partendo da Gerico per dirigersi a Gerusalemme si fermò a Betania (che si trovava sulle strada), dove veniva sempre accolto con grande amicizia; la cena si svolse quindi in un clima di grande familiarità e una scena particolare, dolcissima e tutta femminile ci parla di Maria, sorella di Lazzaro, che cosparge di nardo, preziosissima profumo, il capo e i piedi di Gesù, riempiendo la stanza di dolce fragranza…

…cosa che sollevò l’ipocrita rimostranza di Giuda. Il Vangelo prosegue poi col racconto dell’entrata in Gerusalemme (cantata anche nel Tropario del Sabato). Sul far del mattino, Gesù e i suoi si incamminarono verso la città che lo attendeva tra due opposti sentimenti: il popolo che lo voleva incoronare Re (la folla lo acclamava con il saluto che si rivolgeva solo ai sovrani) e i farisei, gli scribi e i capi dei sacerdoti che da tempo avevano deciso di metterlo a morte “per il bene della nazione” (a detta del sommo sacerdote Caifa).

Senonchè, proprio per non creare disordini e tumulti, il proposito di questi ultimi non venne, in quel momento, messo in atto. Mentre, rispetto alla regalità che la gente sinceramente gli voleva attribuire, “…quel giorno Gesù manifestò il regno sulla terra, lo svelò agli uomini, li chiamò – e chiama tutti noi – a diventare cittadini del Regno di Cristo, sudditi di questo umile Re, un Re senza potere terreno e senza potenza terrena, che manifesta tutta la sua forza nell’amore”(3)  .

Qual è dunque l’unico significato racchiuso in queste due feste radiose e piene di gioia?

“La Domenica delle Palme ci dice che, dopo il Suo trionfo, Cristo comincerà il cammino verso la passione e la morte ma la luce che si è accesa in questo giorno illuminerà anche le tenebre degli abissi infernali. Alla croce e alla morte subentrerà l’aurora della gioia pasquale. E’ qui il senso e la forza di questi giorni unici, in cui, al termine della Quaresima, ci prepariamo a seguire Cristo che si incammina verso la Sua volontaria passione, la Sua vittoriosa discesa nella morte, la Sua gloriosa resurrezione il terzo giorno.”(4)

Fascicolo completo della celebrazione della Divina Liturgia
Benedizione delle Palme

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Note:
(1): per questo sviluppo cronologico dei fatti facciamo riferimento al libro “Vita di Gesù Cristo” dell’abate Giuseppe Ricciotti, un testo che riteniamo autorevole per la scrupolosità e completezza di argomenti con cui viene condotta l’analisi dei testi evangelici
(2),(3),(4): riferimento “A.Schmemann, “I passi della fede”- Ed. la Casa di Matriona – libro acquistabile sul portale de “la Nuova Europa”

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Annunciazione

25 Marzo – Annunciazione: “l’inizio della nostra salvezza”

Svelandoti il piano preparato prima dei secoli
Gabriele si fermò davanti a Te o Vergine
e porse il suo saluto dicendoti:
“Terra ancora non seminata, rallegrati!
Roveto che arde senza consumarsi, rallegrati!
Abisso insondabile, rallegrati!
Ponte che conduce fino al cielo, rallegrati!
Scala innalzata che Giacobbe in sogno contemplò, rallegrati!
Vaso divino della manna, rallegrati!
Tu che ci liberi dalla maledizione, rallegrati!
Tu che rialzi Adamo, rallegrati!
Il Signore è con Te”

(Annunciazione – primo sticheron della festa )

Il primo sticheron della festa è stato musicato tra gli altri da P.Chesnokov
E’ possibile consultare e scaricare lo spartito dello sticheron della feste nelle diverse versioni (previa iscrizione); clicca qui per accedere alla pagina dell’archivio dei brani delle feste dell’anno liturgico

“Il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi vedemmo la Sua Gloria
Gloria come di unigenito dal Padre,
pieno di Grazia e di Verità.”  (Gv  1, 14)

Una delle dodici grande feste dell’Anno Liturgico bizantino, l’iniziativa di Dio che fonda la speranza di ogni cristiano  
“…Ecco la serva de Signore: avvenga di me secondo la tua parola”. Non è una cosa che possa dire una persona piena di sé, che vive per affermarsi e incensarsi; non la dirà la superbia che impregna un mondo in cui ciascuno cerca di dimostrare di essere il più potente, più forte, più intelligente, più furbo degli altri. L’ha detta, invece, e l’ha detta a nome di tutti noi, di tutti gli uomini, a nome di tutto il mondo, una Vergine umile e pura di cuore. Ascoltando le Sue parole, noi entriamo in una dimensione totalmente nuova della vita e il nostro cuore percepisce tutta la bellezza, la profondità e la forza di questa umiltà, che sola può rivelarci Dio, donarci il cielo e indicarci la via… Come quando apriamo le imposte e d‘un tratto la nostra casa, fino a un attimo prima buia e tetra, viene inondata dalla luce esaltante del sole primaverile, così si apre anche il nostro cuore, e vi penetrano la luce e la gioia del saluto angelico: ”Rallegrati!”. E’ la festa del cielo che scende a toccare la terra, e della terra che accoglie in sé il cielo, realmente e in pienezza. “Ti annuncio, o terra, una grande gioia, celebrate, o cieli, la gloria di Dio””
(A.Schmeman, “I passi della fede” – Ed. la casi di Matriona; se vuoi acquistare il libro clicca qui))

 

“In Te si rallegra, o ricettacolo di grazia, ogni creatura, il coro degli angeli e il genere umano. Tempio santificato e paradiso spirituale, gloria della verginità. Da te prese carne Dio e divenne bambino Colui che è nostro Dio prima dei secoli. Egli fece del tuo grembo il suo trono e rese più vasto dei cieli il grembo tuo. In Te si rallegra, o ricettacolo di grazia, ogni creatura. Gloria a te- (S.Giovanni Damasceno –  inno alla Madre di Dio della Liturgia di San Basilio)

“La gioia dell’evento della Incarnazione è evidente nell’Annunciazione, dove il saluto di Gabriele alla Vergine di Nazareth si riallaccia all’invito alla gioia messianica: ‘Rallegrati, Maria”. A questo annuncio approda tutta la storia della salvezza anzi, in certo modo, la stessa storia del mondo. Se infatti il disegno del Padre è di ricapitolare in Cristo tutte le cose, è l’intero universo che, in qualche modo, è raggiunto dal divino favore con cui il Padre si china su Maria per renderla Madre del suo Figlio.”  (San Giovanni Paolo II)

(da “il Rosario meditato con le icone” – Ed. la Casa di Matriona ) per acquistare il testo completo clicca qui

 

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Quarta domenica di quaresima

La quarta domenica di quaresima – San Giovanni Climaco

Icona di San Giovanni Climaco
con San Giorgio (a sinistra)
e San Biagio di Sebaste
Scuola di Novgorod – sec. XIII

“…il Vangelo di oggi (MC 9, 16-30) riporta l’episodio degli apostoli, che Gesù incontra arrivando dal monte della Trasfigurazione, che avevano tentato inutilmente di scacciare un demonio da un ragazzo; tutto questo brano richiama il tema della fede…da quella degli apostoli che pensavano di poter operare miracoli solo in virtù di particolari poteri conferiti loro da Gesù, al padre del ragazzo che implora ma dubita e che di fronte al richiamo di Gesù mendica da Lui la vera fede. Nasce da questo un richiamo a tutti noi a non confidare nelle nostre forze, nemmeno nella nostra pratica quaresimale ma di ricorrere sempre umilmente al Padre con il digiuno e la preghiera.
In questa domenica la chiesa d’Oriente fa memoria di San Giovanni Climaco, cioè Giovanni della Scala (climax in greco significa scala), autore di un’opera ascetica intitolata “la Scala del Paradiso” . San Giovanni, nato a Gerusalemme, fu monaco nel monastero del Monte Sinai nel sec.VII. Con le sue virtù e le sue lacrime ha fatto fiorire il deserto, cioè ha fatto fiorire la santità nel deserto abitato dai monaci. Preghiamolo perchè la sua intercessione ci aiuti in questa Quaresima a prepararci alla santa Pasqua”
(E.Galbiati “La parola predicata – ed. Jaka Book”)

Il deserto fu la tua città; nella carne sei stato un angelo.
Voi tuoi prodigi, Padre Giovanni, ti sei mostrato portatore di Dio.
Con il digiuno, le veglie e la preghiera, hai meritato i carismi del cielo,
per guarire tutti gli ammalati e quanti nella fede ricorrono a Te.
Gloria a Chi ti ha reso così potente, Gloria a Chi ti ha incoronato, 
Gloria a Chi, per le Tue preghiere, opera in tutti la salvezza

(tropario della domenica, dedicato a San Giovanni Climaco, 1° Tono)

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Terza domenica di quaresima

La terza domenica di quaresima – Venerazione della Santa croce

“…il primo significato della croce è quindi il suo giudizio sul male, o sul falso bene, di cui in questo mondo il male assume sempre più le parvenze, e che assicura al male la sua tremenda vittoria sulla terra.
Nasce da qui il suo secondo significato.Alla Croce di Cristo segue la nostra, la mia croce di cui Cristo ha detto: “Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo” (Lc 14, 27). Questo significa che la scelta davanti a cui quella notte si trovarono tutti: Pilato, le guardie, i capi, la folla (quella folla che fino a una settimana prima lo aveva osannato) e ciascuna persona di quella folla – ebbene, questa stessa scelta si pone sempre, ogni giorno, davanti a ciascuno di noi….davanti al giudizio dell’amore crocifisso, della giustizia e del bene, è posto ciascuno di noi”.
(A.Schmeman, “I passi della fede” – Ed. la casi di Matriona; se vuoi acquistare il libro clicca qui))

Salva, o Signore il Tuo popolo, e benedici la Tua eredità;
concedi alla Tua Santa Chiesa, la vittoria sui nemici della fede
e conserva, con la Tua vivificante croce,
il Tuo popolo nella pace

(tropario della domenica, 1° Tono)

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